La storia dello Shiatsu
Il termine Shiatsu risale agli inizi del 1900, coniato dal Maestro Namikoshi, che recupera una parte della medicina giapponese integrandola con pratiche di provenienza occidentale, come per esempio la chiropratica.
In Giappone lo shiatsu viene riconosciuto come pratica autonoma negli anni 50. Arriva nel paese del Sol Levante tra il VII e l’ VIII secolo dopo Cristo, portato da alcuni monaci che avevano conosciuto le discipline corporee cinesi. Infatti lo Shiatsu combina esercizi di DO-IN e pratiche di ANMA.
Il DO-IN consiste essenzialmente in pratiche di auto-trattamento, mentre l’ANMA è la più antica pratica di massaggio. Il DO-IN e l’ANMA sono tecniche che prevedono mobilizzazioni, stiramenti, pressioni che facilitano lo scorrere del flusso di energia nei meridiani energetici. SHIATSU significa letteralmente “pressione con le dita”.
La definizione che il ministero giapponese per la Sanità dà dello shiatsu è la seguente: “Lo shiatsu è una forma di manipolazione che si esercita con i pollici, le altre dita e i palmi delle mani senza l’ausilio di strumenti meccanici o d’altro genere. Consiste nella pressione sulla cute, intesa a correggere le disfunzioni interne, a migliorare lo stato di salute e a trattare malattie specifiche”.
La pressione viene esercitata su una serie di aree e punti che hanno una corrispondenza con quelli utilizzati in agopuntura. Esiste una connessione tra le diverse zone della superficie del corpo con gli organi, i visceri, le ghiandole endocrine e la vita emozionale e spirituale di ogni individuo.
Tale connessione avviene tramite il sistema dei meridiani , dei paralleli, dei centri di energia (chakra), delle cellule…
Il nome “MERIDIANO” deriva dalla traduzione del termine cinese jing-luo-mai. Jing, ovvero scorrere in maniera costante, regolare, Luo, che sono le ramificazioni che connettono, Mai, che rappresenta il vaso in cui passa qualcosa. Dove c´è un eccesso, si disperde. Dove c´è carenza, si nutre. Si riscalda ciò che è troppo freddo, si raffredda ciò che è troppo caldo,si fa circolare ciò che è stagnante, si mette in movimento ciò che è fermo, si stabilizza ciò che si muove troppo.
Oggi il termine Shiatsu raggruppa forme di studio molto diverse che prendono il nome dai loro Maestri: Namikoshi, Masunaga, Yahiro, ecc. Il maestro Vito Ancona ha elaborato lo Stile Pantarei, all’interno del quale ha fuso livelli di studio rivenienti dal Taoismo, dal Tantrismo, dallo Yoga, dal Sufismo, dallo Sciamanesimo, dalla Psicosomatica, dalla Medicina Tradizionale Cinese, e soprattutto dalla Medicina Tradizionale Occidentale, ripartendo da Ippocrate (le quattro tipologie e la teoria dei quattro umori, base di diagnosi della nostra medicina tradizionale per molti secoli), riconosciuto ancora oggi dalla Medicina Occidentale “padre della medicina”.
Uno dei compiti fondamentali dello shiatsu è la prevenzione: prevenire è possibile attraverso chiavi di lettura, quali i segni che il corpo ci dà sotto forma di sintomi. Leggere attraverso il linguaggio del corpo permette di prevenire la malattia, la patologia vera e propria, che è comunque un messaggio della sofferenza dell’ anima (psiche) che annoda lo spirito (pneuma).
Altro compito fondamentale dello shiatsu è riportare la consapevolezza dell’ individuo sessuato sulla unità del suo essere: Corpo, Mente e Spirito. I katà per il corpo, i katà per la mente, i katà per lo spirito riunificano l’uomo nella sua “essenza”, lasciando spazi per la “riflessione”, luce interiore che illumina la mente.
Shiatsu è ricerca dell’ equilibrio all’interno di sé e intorno a sé.
Attraverso la ricerca, l’ esperienza e l’ osservazione di sé nella vita quotidiana è possibile tirar fuori la Saggezza, che è in ognuno di noi, per comprendere la Conoscenza (“la conoscenza senza saggezza è peggio dell’ ignoranza”) e ricercare la propria direzione per poter vivere profondamente quest’esperienza di vita.